Da una lettera di Padre Pio ad Erminia Gargani
"Senti ciò che penso in questo momento.
Penso agli alcioni, piccoli uccelli che nidificano sulla spiaggia del
mare. Essi costruiscono il nido di una forma rotonda e sì ben compresso
che l'acqua del mare non può penetrarvi. Al di sopra di esso vi è
un'apertura donde possono ricevere l'aria. Qui essi collocano i loro
figliolini, affinché il mare sorprendendoli, essi possano nuotare con
sicurezza e galleggiare sulle onde senza riempirsi né sommergersi e
l'aria che si respira da quella apertura serva da contrappeso e da
bilancia, tanto che quei piccoli gomitoli mai si rovesciano.
Figlia mia, tu già avrai compreso dove voglio andare a parare. Desidero
che i nostri cuori siano di tal fatta ben compressi, ben chiusi da ogni
lato, affinché se le agitazioni e le tempeste del mondo li sorprendono,
essi non ne siano penetrati e non vi sia altra apertura che dalla parte
del cielo per respirare e aspirare al nostro Dio.
E codesto nido per chi sarebbe stato fatto, mia diletta figliola se non
per i pulcini di colui che l'ha fatto per l'amore di Dio, per le
affezioni divine e celesti? Gli alcioni costruiscono i loro nidi in
quel modo ma i loro figliolini sono ancora troppo teneri per sopportare
le scosse delle onde. Però Dio ne ha cura e compassione e impedisce al
mare di sommergerli. La suprema bontà di Dio metterà al sicuro il nido
dei nostri cuori per il suo santo amore contro gli assalti del mondo e
ci preserverà dall'esser sommersi.
Quanto mi piacciono quegli uccelli che sono circondati dall'acqua e non
vivono che d'aria; che si nascondono nel mare e non vedono che il
cielo; essi nuotano come pesci e cantano come uccelli. E ciò che più mi
piace è che l'ancora, per rinforzarli contro le onde, è gettata sopra,
e non di sotto."
Dal "Diario" di S.Faustina Kowalska, Libreria Editrice vaticana
Lo spirito di obbedienza
pag.214
"Sono venuto a fare la
volontà del Padre Mio. Sono stato ubbidiente ai genitori, ubbidiente ai
carnefici, sono ubbidiente ai sacerdoti".
Comprendo, Gesù, lo spirito dell'obbedienza ed in che cosa consiste.
Esso non riguarda solo l'esecuzione esteriore, ma interessa anche la
mente, la volontà ed il giudizio. Dando ascolto ai superiori, obbediamo
a Dio. Poco importa se sia un angelo od un uomo a comandarmi in nome di
Dio: io debbo essere sempre obbediente.
pag.298
Gesù, il mio Amore, oggi mi ha fatto comprendere quanto mi ami, sebbene
fra di noi ci sia un abisso così grande: il Creatore e la creatura, e
tuttavia in un certo modo è come se ci fosse l'uguaglianza; l'amore
pareggia l'abisso. Egli stesso si abbassa fino a me e mi rende idonea a
trattare familiarmente con Lui.
Mi sono immersa in Lui annientandomi completamente, e tuttavia, sotto
il Suo sguardo amorevole la mia anima acquista potenza, vigore e la
consapevolezza che ama ed è amata in modo particolare, sa che
l'Onnipotenza la difende.
Una simile preghiera benché breve, dà però molto all'anima, mentre ore
intere di preghiera normale non danno all'anima la luce, che le dà un
breve istante di preghiera superiore.
San Bonaventura da Bagnoregio
Il pensiero di Maria non parta dalla tua mente.
Il nome di Maria non abbandoni il tuo labbro.
L'Amore di Maria non si spenga nel tuo cuore.
Seguendo Maria non ti perderai.
Appoggiandoti a Maria non cadrai.
Sperando in Maria non temerai.
Ascoltando Maria non sbaglierai.
Vivendo con Maria ti salverai.
Ecco la nona beatitudine:
Beati quelli che si sono consacrati Maria:
i loro nomi sono scritti nel libro della vita.
Testamento dall’Algeria
QUANDO
SI PROFILA UN AD-DIO
“Se un
giorno mi capitasse, e potrebbe essere oggi, di essere vittima del
terrorismo che sembra voler coinvolgere attualmente tutti gli
stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia
chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era stata
donata a Dio e a questo paese.
Che essi accettassero che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale, che essi pregassero per me: come essere degno di una tale offerta? Che essi sapessero associare questa morte a tante altre, ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza e nell’anonimato. La mia vita non ha più valore di un’altra, non ne ha neanche meno, in ogni caso non ha l’innocenza dell’infanzia.
Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca. Venuto il momento, vorrei poter avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di chiedere il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, perdonando con tutto il cuore, nello stesso momento, a chi mi avesse colpito.
Non potrei augurarmi una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che il mo popolo, che io amo, venisse indistintamente accusato del mio assassinio. Sarebbe pagare un prezzo troppo alto ciò che verrebbe chiamata, forse, la “Grazia del martirio”, doverla ad un algerino, chiunque esso sia, soprattutto se egli dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’Islam.
So di quale disprezzo hanno potuto essere circondati gli algerini, globalmente presi, e conosco anche quali caricature incoraggia un certo islamismo. E’ troppo facile mettersi la coscienza a posto identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremismi.
L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa, sono un corpo e un’anima. L’ho proclamato abbastanza, mi sembra, in base a quanto ho visto e appreso per esperienza, ritrovando così spesso quel filo conduttore del Vangelo aperto sulle ginocchia di mia madre, mia primissima Chiesa, proprio in Algeria, e già allora nel rispetto dei credenti musulmani.
La mia morte, evidentemente, sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato di ingenuo, o da idealista: “Dica adesso quello che ne pensa”.
Ma queste persone debbono sapere che sarà finalmente liberata la mia curiosità più lancinante. Ecco, potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre per contemplare con Lui i suoi figli dell’Islam così come li vede Lui, tutti illuminati della Gloria del Cristo, frutto della Sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre di stabilire la comunione e di ristabilire la somiglianza giocando con le differenze.
Questa vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, rendo grazie a Dio che sembra averla voluta interamente in questa gioia, attraverso e nonostante tutto. In questo grazie in cui tutto è detto, ormai, della mia vita,includo anche voi, certo, amici di ieri e di oggi e voi amici di qui. Insieme a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli e a loro, centuplo regalato come era stato promesso. E anche tu, amico dell’ultimo istante, che non saprai quello che stai facendo, sì, anche per te io voglio dire questo grazie, e questo Ad-Dio, nel cui volto ti contemplo. E che ci sia dato di incontrarci di nuovo, ladroni colmati di gioia, in paradiso, se piace a Dio, Padre Nostro, Padre di tutti e due. Amen
Testamento spirituale di Padre Christian de Chergè, priore della comunità di Tibirine
«Al
frate ... ministro: il Signore ti benedica. Io ti dico come posso, per
ciò che ri-guarda la tua anima, che quelle cose che ti impediscono di
amare il Signore Iddio, e ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano
frati o altri, anche se ti picchiassero, tut-to questo tu devi ritenere
per grazia ricevuta. E così tu devi volere e non diversa-mente. E
questo ti sia per vera obbedienza del Signore Iddio e mia, perché io
fer-mamente so che quella è vera obbedienza. E ama quelli che ti fanno
queste cose e non pretendere da loro altro se non ciò che il Signore ti
darà, e in questo amali, e non volere che (per te) diventino cristiani
migliori.
E questo sia per te più che stare in un romitorio. Ed io stesso
riconoscerò se tu ami il Signore e se ami me suo servo e tuo, se farai
questo, e cioè: che non ci sia al-cun frate al mondo, che abbia peccato
quanto più poteva peccare, che dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne
ritorni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse
perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se comparisse
davanti ai tuoi occhi mille volte, amalo più di me per questo, affinché
tu lo possa conquistare al Signore ed abbi sempre misericordia di tali
frati. E avverti i guardia-ni, quando puoi, che tu sei deciso, a fare
così.
Di tutti i capitoli, poi, che sono contenuti nella Regola e che
riguardano i pecca-ti mortali , con l’aiuto del Signore nel Capitolo di
Pentecoste, col consiglio dei frati, ne faremo uno, cioè questo: Se un
frate, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente , sia
tenuto per obbedienza a ricorrere al suo guardiano. E tutti i frati che
sapessero che egli ha peccato, non lo facciano arrossire né dicano male
di lui, ma ne abbiano grande misericordia e tengano assai segreto il
peccato del loro fra-tello: poiché non i sani hanno bisogno del medico,
ma i malati. E così per obbedien-za siano tenuti a mandarlo al suo
custode con un compagno. Il custode poi lo tratti con misericordia,
come egli stesso vorrebbe essere trattato se si trovasse in un caso
simile.
E se avrà commesso un peccato veniale si confessi a un suo fratello
sacerdote, e se non vi fosse un sacerdote, si confessi ad un frate
finché non avrà a disposizione un sacerdote che lo assolva
canonicamente come è stabilito. Ed essi non abbiano potestà di dare
altra penitenza che questa: Va e non peccare più».