Gesu'
Asia: P. Nicolas, ponte fra Oriente e Occidente.
Il martirio nel XX secolo è un ponte tra Oriente e Occidente ed avvicina culture differenti. E' questa la "lezione" che viene dall'esperienza di p. Nicolas Bunkerd Kitbamrung, primo sacerdote martire tailandese, beatificato il 5 marzo scorso in San Pietro. La diocesi di Bangkok ha celebrato un rito di ringraziamento per l'occasione e ha indetto la costruzione di un santuario dedicato al beato.
Nel 1939, mentre in Europa scoppiava la Seconda Guerra Mondiale, in Indocina si combatteva per alcuni territori sotto controllo del governo francese. I francesi erano stati determinanti nell'evangelizzazione della zona. Una cattolica locale commenta a Fides: "I tailandesi hanno frainteso: guardavano la Chiesa cattolica come parte della cultura francese e cominciarono a perseguitare missionari stranieri, preti e cattolici tailandesi. Le scuole cattoliche furono chiuse, molte chiese distrutte, i cattolici del luogo ricercati". Ma p. Nicolas, convinto di operare per il bene della sua gente, non si nascose e continuò con coraggio la sua attività pastorale. Accusato di spionaggio e collaborazionismo con i francesi, fu arrestato il 12 gennaio 1941 con altri 9 cattolici. Dopo 9 mesi di prigione, è condannato a 15 anni di carcere. Colpito da tubercolosi, muore il 12 gennaio 1944, in seguito a privazioni, oltraggi, torture.
P. John Bosco Sukhum Kitsanguan, sacerdote della diocesi di Bangkok, è un pronipote di p. Nicolas. Il 5 marzo ha concelebrato la messa solenne di beatificazione. "Mia madre - dice a Fides - mi racconta sempre di p. Nicolas. Suo zio, un seminarista, lo incoraggiò ad entrare in seminario. Sua madre lo mandò, convinta che sarebbe presto tornato a casa". Ma Nicolas non tornò. "Divenuto sacerdote - ricorda p. Bosco - mons. Renae Parros lo amava tanto da volerlo sempre accanto a lui, per il suo entusiasmo ed energia. P. Nicolas è un vero figlio mio, perché l'ho seguito dal battesimo all'ordinazione, diceva il vescovo".
"Il suo carattere era entusiastico, ansioso di evangelizzare. Parlare un po' in dialetto cinese facilitava il suo lavoro pastorale. Un fedele a Chiengdao dice che p. Nicolas chiedeva spesso il permesso di predicare in templi buddisti e lo faceva benissimo. Era un grande predicatore" continua p. Bosco. "Amici, parenti e fedeli che lo hanno conosciuto ne parlano sempre come uomo di pieno di bontà e preghiera, misericordia con i poveri e capace di soffrire con coraggio".
Una anziana cattolica di Bandong, ha detto a Fides che quando era ragazza studiava catechismo con Nicolas: "Una volta ci chiese se avevamo paura della morte. Alcuni dissero di sì ed egli ci invitò a non temere perché il periodo di sofferenza prima della morte è molto breve rispetto alla felicità eterna nel paradiso".
Suor Basilia Sunee Suppasri ha visitato p. Nicolas in prigione. Rammenta le difficoltà per ottenere le autorizzazioni dal governo: "Tutte le comunicazioni - dice a Fides - dovevano essere scritte in lingua thai". Ella accompagnò mons. Parros in prigione. Il vescovo scrisse nel 1944, parlando della persecuzione religiosa in Tailandia: "Sono davvero addolorato di aver perso p. Nicolas, il miglior prete locale, accusato ingiustamente di aver sostenuto i francesi. Tra i cinque preti arrestati, p. Nicolas è morto di tubercolosi, dopo 3 anni di carcere. Durante la prigionia, consolava i prigionieri, insegnava loro il catechismo e ha battezzato 68 malati".
W.K. (5 maggio 2000)
Martiri recenti della Chiesa in Asia - (Professor Jose Vidamor Yu, Manila)
Gesù è nato, vissuto e morto in Asia. Ha predicato, insegnato e reso testimonianza della volontà del Padre in Asia e ha reso questo continente una terra di promessa e di speranza per tutto il genere umano (EA, n.1) E’ a partire da questo continente che il comandamento del Signore "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28, 19) deve essere realizzato.

Martiri asiatici: dono per la Chiesa

La nascita della Chiesa in Asia è antica quanto la nascita della Chiesa stessa. La religione cristiana si è diffusa rapidamente da Gerusalemme ad Antiochia e poi in Occidente, fino a Roma. Il cristianesimo ha raggiunto le coste dell’India dove san Tommaso ha predicato e ha subito il martirio. La fede è giunta in Armenia e il Vangelo è stato predicato dai santi Giuda Taddeo e Bartolomeo. Attraverso il loro martirio, l’Armenia è divenuta la prima nazione ad abbracciare il cristianesimo. L’evangelizzazione apostolica della Siria, delle nazioni arabe durante il V secolo, dei cinesi nel XIII secolo e della regione del Pacifico a partire dal XV secolo ha donato testimoni e martiri della fede cristiana.Questi luminosi modelli cristiani hanno mostrato una testimonianza di fede e un’opera straordinarie per la crescita della Chiesa in Asia. Gli asiatici, elevati agli onori degli altari di recente, hanno piantato la fede cristiana nel grembo delle più antiche tradizioni e religioni del mondo. Il loro sangue ha contribuito alla crescita della Chiesa. Il loro martirio è stata una fonte profonda di "ricchezza spirituale e un grande strumento di evangelizzazione" (EA, n. 9).

Martiri asiatici: ispirazione per i missionari


Gli esempi dei martiri cristiani, sia di quelli proclamati dalla Chiesa sia di quelli che Dio solo conosce, sono una ispirazione e un incoraggiamento ai missionari che instancabilmente dedicano la propria vita all’opera evangelizzatrice della Chiesa in Asia. I missionari dovrebbero anche trarre ispirazione da quanti hanno vissuto l’essenza del messaggio cristiano. Giovanni Paolo II auspica che "che la grande schiera di martiri dell'Asia, antichi e nuovi, non cessi mai di insegnare alla Chiesa in quel Continente cosa significhi rendere testimonianza all'Agnello…" (EA, n. 49). La vocazione al martirio o alla testimonianza non è solo un dono della persona a Dio, ma anche un dono alla Chiesa e all’Asia. "La fede della Chiesa in Gesù è un dono ricevuto ed un dono da condividere; è il dono più grande che essa può offrire all'Asia." (EA, n. 10). Questo dono di fede implica difficoltà, prove, sfide e le varie difficoltà di predicare il Vangelo poiché missionari si imbattono continuamente nella ricchezza delle culture dell’Asia. Il viaggio di fede in Asia è un viaggio verso la ricchezza dei sacrifici fatti dai martiri asiatici. Il sangue dei martiri versato in questo continente ha dimostrato alle popolazioni asiatiche il valore della "santità di vita e di come occorra essere pronti ad offrire la propria esistenza per il Vangelo" (EA, n. 9)

Martiri asiatici: nuovi orizzonti per le missioni oggi


L’Asia è benedetta da martiri che ispirano il rinnovamento della missione oggi. I martiri hanno infuso nel cuore degli asiatici il senso di missione e di solidarietà . In India, Gonsaolo Garcia e John de Brito sono stati canonizzati rispettivamente nel 1629 e nel 1947. Joseph Vaz fu beatificato nel 1995. Il Giappone possiede Paul Miki e i suoi compagni, Grazia Hosawaka, LudivicoIbaragi, Michael Kozaki e Takayam Ukon. La Corea ha più di 10.000 martiri e Giovanni Paolo II ha canonizzato 103 martiri a Seul nel 1984. La Corea onora Andrew Kim Taegon, un sacerdote coreano con Chung Hasang e Kim Hyoim che erano responsabili laici. Le Filippine hanno Lorenzo Ruiz e i suoi compagni e il catechista Pedro Calungsod che è stato beatificato nel 2000. Il Vietnam ha più di 130.000 martiri, fra i quali 117 canonizzati nel 1988: Andrew Dung Lac, Phanxico Xavier Can, Vincent Diem, Phaolo Le Bao Tinh, Phero Nguyen Khac Tu e Agnes Le Thi Thanh che è stato beatificato nel 2000. Per quanto riguarda la Cina, nel 2000 Giovanni Paolo II ha canonizzato 120 martiri, fra i quali 33 missionari e 87 cinesi.

La testimonianza dei martiri asiatici ha insegnato alla Chiesa a essere testimone autentica del Vangelo. Ciò significa che la Chiesa condivide le gioie e i dolori, le speranze e le sofferenze e le preghiere e le opere dei popoli asiatici. La Chiesa in Asia è vicina ai poveri che includono immigrati, indigeni e popolazioni tribali, donne e bambini e chi subisce le peggiori forme di sfruttamento (EA, n. 34).
(Manila, 28 maggio 2004)