Gesu'
Don Fioravante D'Ascanio   
Mosciano Sant'Angelo, 14 Ottobre 1908 – Montorio Al Vomano, 04 Maggio 1985
Fioravante D'Ascanio Mons. Fioravante D'Ascanio è nato a Mosciano Sant'Angelo il 14 ottobre 1908 da una famiglia di contadini. Compì gli studi ginnasiali nel Seminario di Teramo e gli studi liceali e teologici al Seminario regionale di Chieti, in cui si distinse per il suo carattere brillante, per la sua straordinaria intelligenza e per il suo singolare impegno. Ordinato sacerdote il 26 luglio 1931 da Mons. Antonio Micozzi, fu subito impegnato come docente ed educatore degli alunni del Seminario di Teramo. Nel 1932 fu nominato parroco di Civitella del Trento, dove nel periodo della Resistenza, affrontò con grande determinazione i capi delle truppe tedesche per ottenere la liberazione di diversi giovani da loro catturati che erano in attesa di esecuzione capitale. Rimase a Civitella fino al 25 marzo 1946, quando, nominato parroco della parrocchia di San Rocco in Montorio al Vomano, rimasta vacante in seguito alla nomina di Mons. Domenico Valeri a Vescovo di Avezzano, si trasferì a Montorio e vi rimase per tutto il resto della sua vita. Qui furono innumerevoli le sue realizzazioni e le sue iniziative. Non è possibile enumerarle tutte. Ricordiamo l'acquisto della casa canonica e di una casa per le attività parrocchiali, la costruzione di un edificio per l'istruzione delle ragazze e la dimora delle Suore Passioniste chiamate a svolgervi la loro opera educativa, la edificazione di tre nuove case coloniche nei terreni della chiesa, la ricostruzione delle chiese di San Pietro e di San Giovanni e del campanile della Chiesa parrocchiale di San Rocco, il restauro della stessa chiesa con una facciata monumentale e con altri locali annessi, l'edificazione di cappelle a Valle Cupa, alle Piane e al Colle, il restauro della Chiesa della Madonna del Ponte, ecc. Disponibile in Chiesa sin dalle prime ore del mattino per l'amministrazione dei sacramenti e per ascoltare i suoi parrocchiani, se ne distaccava soltanto per brevissimo tempo e sempre per ragioni pastorali, perché, memore di quanto scrive l'apostolo Pietro ("facti forma gregis ex animo" (IPt 5,3), frase a me personalmente più volte da lui ricordata), riteneva che per formare il proprio gregge il pastore deve costantemente vivere insieme ad esso. Celebri e immediate le sue omelie domenicali, veri capolavori di oratoria e di testimonianza evangelica, durante le quali spesso lasciava l'ambone e andava tra i fedeli parlando loro con semplicità e calore (e qualche volta in dialetto) come fa un fratello con i propri fratelli o un padre con i propri figli. Redigeva settimanalmente una pagina parrocchiale sul giornaletto "La Domenica", in cui sapeva coniugare argutamente la cronaca settimanale locale e la Parola di Dio, catalizzando l'attenzione di tutti, fedeli e lontani, anche se per lui i lontani non esistevano, in quanto sentiva tutti come fratelli e amici. Ma lasciamo la parola al cronista. "Celebra la sua ultima messa giovedì, 18 aprile, scrive Giovanni Di Luigi, alle ore 17. La mattina dopo cade, nella chiesa di San Rocco, viene soccorso, rifiuta il ricovero in ospedale e rimane a Montorio fino a sabato 20. Poi trascorre alcuni giorni di riposo, in casa dei nipoti, a Giulianova e a Mosciano. Venerdì, 3 maggio, riceve l'unzione degli infermi, ed esprime ancora una volta, il suo grande desiderio: tornare fra i suoi parrocchiani. Viene accontentato. Lo stesso giorno è di nuovo a Montorio. Indescrivibile è la sua gioia. Don Fioravante, negli ultimi istanti della sua vita terrena, benedice ed abbraccia tutti. Il 4 maggio, alle 8,30, all'età di 76 anni, va a ricevere il premio dei giusti... Da sabato fino a lunedì si forma una processione interminabile" fino all'ora dei funerali, avvenuti nel pomeriggio del 6 maggio e presieduti da Mons. Abele Conigli, con la partecipazione di Mons. Ettore Di Filippo, del presbiterio diocesano e da un folla immensa di fedeli ed estimatori . Il suo corpo ora riposa nel cimitero di Montorio al Vomano. Non si finirebbe mai di dire di Don Fioravante. Ci piace che questa galleria di sacerdoti diocesani si apra con una figura impareggiabile, quale fu Mons. D'Ascanio, al quale la Diocesi, e soprattutto il presbiterio diocesano, ha sempre congiunto un'altra figura di sacerdote, Mons. Alberto Di Pietro, considerati i gioielli dei tempi recenti della Chiesa di Teramo-Atri. Si può pertanto condividere quanto scrisse di questi due sacerdoti Don Giovanni Saverioni, nel novembre del 1981, in occasione del loro cinquantesimo di sacerdozio: "Due sacerdoti insigni della nostra Diocesi, due intelligenze eccezionali, due fedeli servitori del Signore, ma due tipi completamente diversi. Pacato e dall'aria sapienziale e un po' sorniona, Don Fioravante; irruente e travolgente, Don Alberto. Aggiungo solo che sono due preti che abbiamo ammirato fin dagli anni del nostro seminario. Don Fioravante aveva le doti per diventare uno scrittore, un teologo, un giornalista, uno storico e anche per fare carriera. Non ha fatto niente di tutto questo. Ha fatto il parroco e fa...il parroco. Solo il parroco (anche quando allestisce la pagina parrocchiale su "La Domenica"). Anche questa sua rinuncia, questo superamento di ogni velleità, ce lo rende superiore e ammirato. Don Alberto aveva altrettante doti e, come Don Fioravante, è rimasto inchiodato alla sua missione di parroco in prima linea e a tempo pieno. Dopo tanto viaggiare (era un po' il suo hobby) ha dato alla luce un libro ("Olimpiadi" a cura della Cassa di Risparmio di Teramo) che meritava di essere conosciuto, perché brillante e interessante. Ma Don Alberto non ha mandato il suo libro neppure ai giornali locali. Peccato!.... Questi due Arcipreti rimangono sempre come due punti...luce del Clero Teramano" (G.O.) Così lo ricordava il Sac. Giuseppe De Dominicis, originario di Montorio al Vomano, su "L'Araldo Abruzzese " «II tuo nome, che dice "primavera in fiore", continua e continuerà ancora a risuonare nella memoria e nel cuore di tutti quelli che ti hanno conosciuto. Era ed è il modo più comune di nominarti, più ancora degli appellativi di "Arciprete" o di "Monsignore" che possono creare una certa distanza tra te ed i tuoi innumerevoli figli spirituali ed amici. Grazie... di che cosa? Per tanti aspetti della tua vita attraverso i quali hai saputo concretizzare in un modo originale ed inconfondibile, alcune esigenze fondamentali della vita umana, cristiana e sacerdotale. La vita umana ha bisogno di sorriso ed anche, a volte, di umorismo, per interrompere la monotonia del pesante quotidiano, favorire la socialità e sbloccare qualche difficile situazione. In questo sei stato vero impareggiabile maestro anche se, in certe occasioni, l'uno o l'altro non riusciva a comprendere subito qualche tua battuta spiritosa. Le innumerevoli "barzellette" del giornalino parrocchiale che hai curato ininterrottamente ogni settimana per circa 30 anni, sono una delle tante prove di questo tuo dono, ben coltivato, di saper creare un ambiente distensivo e gioviale. Nella nostra esistenza ci sono anche momenti difficili e tragici che impongono decisioni rapide e coraggiose. Anche in tale aspetto ci hai lasciato un solenne insegnamento. Chi potrà ad esempio dimenticare il coraggio che dimostrasti a Civitella del Trento, la tua prima parrocchia, durante il periodo della "Resistenza", quando ti presentasti, solo, ai terribili capi delle S.S. per trattare sulla liberazione di prigionieri politici in serio pericolo di morte? Ed a Montorio al Vomano, la parrocchia che ha avuto l'onore di chiamarti suo pastore "l'Arciprete", per un quarantennio, sarà imperituro il ricordo del coraggio che rivelasti ponendo la tua persona davanti alle camionette della polizia precipitatasi con irruenza nella nostra cittadina per reprimere con la forza una dimostrazione di operai contro la disoccupazione. Tutto ciò non era in te solo frutto di doni naturali ma anche di una fede profonda e dinamica che ti spingeva a farti tutto a tutti, costi quel che costi. La tua fede spiccava anche quando mettevi in opera altre tue capacità personali come l'eloquenza, l'esuberanza del giornalista, il consiglio e l'arte di saper realizzare imponenti manifestazioni religiose, tra le quali assume particolare importanza l'aver saputo, nel periodo aureo della tua vita sacerdotale, attirare moltitudini di giovani a Cristo ed alla Chiesa attraverso lo strumento dell'A.C. sino al punto che l'Associazione Giovanile Cattolica di Montorio ebbe per più anni ambiti riconoscimenti di carattere regionale e persino nazionale. E tra le manifestazioni religiose da te organizzate, come non ricordare le trionfali cerimonie in onore della "Madonna Immacolata" e "Madonna del Ponte" verso cui nutrivi una devozione costante e profondamente filiale? Oppure le stupende accoglienze in onore del carissimo Patrono della nostra Regione, S. Gabriele dell'Addolorata? La fede che ti permeava diventava però più evidente nel tuo stile di vita, di preghiera e di apostolato sacerdotale che, sebbene non sia sempre imitabile in alcune sue concretizzazioni a causa della differenza di circostanze, ciò nondimeno costituisce un richiamo quanto mai eloquente per ogni cristiano e sacerdote. Ad esempio: quel rimanere in Chiesa durante quasi tutto il corso della giornata, anche durante il rigido inverno o l'afosa estate, disponibile per l'amministrazione dei Sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucarestia, immerso nelle preghiere (spesso con la corona in mano) e nella meditazione, pronto ad ascoltare chiunque avesse bisogno di una parola di conforto o di guida. La tua continua presenza nel tempio di Dio era interrotta solo dai brevi indispensabili momenti di riposo e specialmente da quell'esigenza di dover dirigere incontri di qualche gruppo di A.C. nei locali del "Circolo Cattolico Parrocchiale" o dover correre al capezzale degli infermi. Oh, il tuo amore e la tua premura paterna per gli ammalati, non potranno cadere nell'oblio! La tensione spirituale del cristiano e del sacerdote non può esaurire il suo interesse in un settore particolare della Missione della Chiesa ma per sua natura è proiettata verso tutti gli spazi di questa Missione. Di ciò tu eri profondamente convinto. Ecco come si spiega la tua generosa apertura verso la Missione della Chiesa in tutte le sue forme (Vocazioni, Stampa Cattolica, etc...) ed ecco perché non hai mai chiuso la porta a nessun missionario che chiedeva la tua collaborazione. Per un vero figlio della Chiesa, un altro aspetto essenziale da sottolineare nella propria vita è la venerazione verso il Sommo Pastore della Chiesa e verso l'Angelo della diocesi. Vorrei infine ringraziarti per la tua umiltà manifestata durante tutto il corso della tua vita e soprattutto negli ultimi anni della tua permanenza tra noi, quando, nonostante alcuni tuoi doni naturali fossero come mortificati dal logorio dell'età e dalla malattia, continuavi tuttavia con semplicità a dare tutto quello che potevi senza curarti del successo esterno ma solo intento a compiere la volontà di Colui che tutto conosce e valuta secondo i misteriosi criteri del Suo Amore e della Sua Misericordia. Caro Don Fioravante, questa espressione di gratitudine nei tuoi riguardi vuol essere un piccolo segno di partecipazione a quella riconoscenza che certamente Dio ti manifesta nel Regno dell'Eterna Primavera, compimento e continuazione gioiosa ed immortale di tutti i Congressi Eucaristici della Chiesa Militante. Possa questo segno indicare anche il desiderio efficace che noi tutti tuoi ammiratori abbiamo, di imitare almeno parte della entusiasmante testimonianza offerta da te, frutto benedetto della tua nobile terra natale di Mosciano e vero onore della nostra Chiesa Aprutina e Atriana. Dar Es Salaam (Tanzania)». (Da L'Araldo Abruzzese del 23 febbraio 1986, pag. 2)